La pratica di Rachele Maistrello si è concentrata principalmente su diversi aspetti della decostruzione dei cliché, attraverso un atteggiamento basato su un metodo di relazioni private in ambienti suburbani, in cui il mezzo fotografico è utilizzato come strumento sociale di straniamento.
Nella sua ricerca, la sontuosità del kitsch, la contraddizione del tautologico e l’iconologia del periferico sono il risultato di un continuo tentativo di avvicinarsi alle persone e al proprio eroismo privato.
Principalmente abbina la fotografia alla performance, ma il suo amore per Internet, i grandi spazi aperti e la deviazione spesso la portano verso improbabili ibridi visivi.
Dal suo ricco elenco di appunti visivi, emergono immagini che scivolano tra l’ordine del vero, dell’incerto e del falso.
Per comprenderne la natura siamo obbligati a studiare, con occhio semiotico, i tagli dell’inquadratura, l’origine della sorgente luminosa e l’eventuale presenza di riflessi.
Il suo lavoro è stato esposto al BYOB, 54.Biennale di Venezia, Italia (2011); il Museo della Fotografia Contemporanea di Milano, Italia (2012); Museo MSUM, Lubiana (2013), Unseen Fair, Amsterdam (2017); Foto Espana, Madrid (2018), La Triennale, Milano (2018).
Nasce nel 1986 a Vittorio Veneto (Italia).



